giovedì 26 novembre 2009

seminario di disorientamento !

sono stanca e un po' in down. ma stanotte si fa la borsa e domattina si va. vado qui per tre giorni: http://www.giornalisti.redattoresociale.it/ ;
presso la comunità capodarco di fermo. ad orientarmi sui disorientamenti giornalistici. te lo spiego meglio quando torno!

mercoledì 25 novembre 2009

il segno occulto.

devo offrirvi una breve riflessione.

credo che nessuno dei post appoggiati su questo blog abbia mai ricevuto tante visite quanto, e ci stupiamo?, quello nel cui titolo figurava la parola sesso.

ah, "sesso", che parola tremenda. attraente e fastidiosa. come se sotto i suoi infiniti strati di significato promettesse qualcosa di occulto.

ebbene, vado avanti e arrivo di corsa al dunque.

dunque: in così tanti l'hanno letta. solo una persona ha inteso commentare il post in mia presenza, ma lo ha fatto mediando attraverso un giudizio su tutto il blog ("mi piace proprio tanto questo blog"); un seconda persona ha fatto più o meno lo stesso percorso ma si è fermata un attimo prima, senza esprimere un vero giudizio sul blog ("lo leggo sempre"), una terza persona mi ha solo comunicato di averlo letto, ("hai scritto un post porno!") e non lo ha commentato anche se invitato a farlo ma compenserà il silenzio giudicando un contributo successivo.

bene.

la prima persona che ho citato è una donna matura. con un'identità femminile stabile. madre, nonna, moglie, amante. non solo ha, a mio parere, colto il messaggio ma lo ha accolto.
la seconda persona è una ragazza che ha elaborato il contenuto incasellandolo, probabilmente, in quella libreria di riflessioni sul tema che, in quanto giovane donna lavoratrice, studentessa (femmina alfa?)deve avere per formarsi una identità forte.
la terza persona è un uomo adulto, piuttosto realizzato professionalmente. sicuramente ha elaborato (sta elaborando?) il tema ma il suo silenzio non mi permette di dire niente.

e adesso parliamo della quarta persona: un insieme di ragazzi che non ha capito. si è imbarazzato. qualcuno di loro ha deciso di esprimere il suo imbarazzo sui social network ("ho letto il blog di una donna (...)") dichiarando che le donne pensano a cose astruse e non si capisce il perchè. poverette! un altro, senza citare il blog, si è rivolto a me strumentalizzando un'espressione che io usavo nel blog per estorcermi informazioni (raccontami cosa fai quando...).

ah. dimenticavo: mi sono accorta di aver smosso qualcosa, ma non sembrerebbe, a giudicare dal vuoto di commenti al post incriminato!

in un esame

domani un esame che nel migliore dei casi mi solleva il cuore da un milione di idiozie relative alla mia incapacità di concludere il discorso universitario.

nel peggiore dei casi si prevede una fuga in due direzioni possibili: il baratro della depressione, con manifestazioni autistiche ed autolesioniste o un villaggio dell'africa dove ritrovare il senso della vita.

là.

un esame da niente!

restauro chiesa magreta

FORMIGINE. "Entro la fine dell’anno dovrebbe arrivare l’autorizzazione da parte della Regione e della Soprintendenza ai beni architettonici di Bologna, a cominciare i lavori di messa in sicurezza. In questo modo potremo finalmente tornare nella nostra chiesa e superare questi lunghi mesi di emergenza", rivela il parroco don Remo Pinelli, parlando della chiesa parrocchiale dedicata alla Natività di Maria Santissima di Magreta, costruita nel 1823 e chiusa al culto da un anno perché pericolante. Se le autorizzazioni rispetteranno i termini, nei primi mesi del 2010 si potranno programmare gli interventi e si potrà procedere per bloccare il continuo sprofondare dell’edificio verso la strada Don Franchini. I pavimenti lungo il perimetro interno della chiesa verranno sollevati per procedere all’impianto di “pali-mega” sotterranei, che sosterranno la struttura portante dell’edificio consolidandone le volte. La Soprintendenza ha fatto sapere di voler essere presente durante le manovre di scopertura delle pavimentazioni, nell’ipotesi di rinvenire oggetti di importanza storica al di sotto. In caso contrario e scongiurando ogni inconveniente, questa prima fase di messa in sicurezza dell’edificio durerà circa un anno. E’ un intervento che Magreta attende da dodici mesi, da quando la chiesa è stata chiusa per la sua pericolosità. Dopo questo primo intervento un altro lungo periodo di verifiche e accertamenti trascorrerà prima che l’edificio possa essere dichiarato sicuro e adatto ad ospitare le celebrazioni religiose. Fino ad allora sarà la Sala Polivalente, (ex circolo bocciofila), davanti al bar Palazzina, ad adempiere al ruolo di luogo di culto. Molto spaziosa ed è stata arredata con le panchine e le statue che prima arricchivano la chiesa. La Sala, che ospita le attività parrocchiali già da qualche settimana, verrà inaugurata ufficialmente domenica prossima, alla presenza del vescovo e dei rappresentanti dell’amministrazione comunale. La festa inaugurale vedrà un primo momento celebrativo e l’intervento della Corale di Redù di Nonantola. Per quanto riguarda la tensostruttura che fino all’estate scorsa ha adempiuto a sua volta al ruolo di luogo di culto, resterà montata sulla pista di pattinaggio, adiacente alla chiesa, a disposizione dei magretesi, per accogliere feste, sagre, ma soprattutto le attività parrocchiali dei ragazzi. - Linda Petracca

sabato 21 novembre 2009

l'imbarazzante silenzio nel sesso

io non mi posso più stupire di quante persone non sappiano dialogare con la sfera della propria sessualità. in troppi non conoscono che un riflesso di quella inscenata dal materiale pornografico. in troppe non si conoscono affatto.

e continuo a stupirmi, invece, ogni volta che vedo questa drammatica incomunicabilità.
cos'è? c'è troppo sesso ovunque per poterne parlare?
c'è troppa sessualità plastificata per riuscire ad accogliere quella viva?

non mi va di prendermela con gli uomini, oggi. siamo tutti vittime di questo silenzio che è imbarazzante.

capisci? non è il tema di questo silenzio a imbarazzarmi, ma che il silenzio trovi spazio in una dimensione così comunicativa come quella dell'amore fisico... questo sì. è imbarazzante e drammatico.

è drammatico.

donne, voi che siete il luogo della cura, dell'ascolto, voi che siete "casa", voi che potete parlare al corpo. donne, insegniamoci ad ascoltarci. insegniamo quante energie buone scaturiscono da corpi che si conoscono e si ascoltano.

questa educazione all'ascolto e all'amore possiamo portarla avanti soprattutto noi.

moschea al poggio?

Dopo una breve parentesi dall’altra parte del Secchia, la questione moschea torna ai mittenti: le associazioni islamiche e il Comune sassolese. Di ospitarla a Sant’Antonino di Casalgrande non se ne parla: a dirlo il sindaco e quasi trecento cittadini. A quale Comune toccherà ora ricevere la patata bollente? L’altra sera i cittadini della frazione di Sant’Antonino di Casalgrande si sono riuniti numerosi presso la sala mensa delle scuole elementari del paese. L’incontro era stato organizzato da un gruppo di abitanti della zona chiamata Poggio 70, dal nome del complesso, ormai fatiscente, che fino a una decina di anni fa ospitava una discoteca ed una piscina molto frequentate. Obiettivo dell’incontro, a cui era stato invitato il sindaco di Casalgrande Andrea Rossi ed i proprietari del complesso di Poggio 70, era fare chiarezza sulla presunta trattativa tra questi ultimi ed una associazione islamica di Sassuolo. L’associazione sassolese sarebbe infatti in cerca di un’area da affittare per farvi sorgere un luogo di culto che dal 15 novembre, con la chiusura della moschea di via Regina Pacis, mancherà completamente alla comunità islamica del distretto ceramico. Rossi si è presentato all’incontro con i cittadini, reduce da un acceso diverbio telefonico con il collega di Sassuolo, Luca Caselli, con l’intenzione di spegnere uno stato d’agitazione che, a parer suo, non aveva motivo d’esistere. "L’amministrazione comunale non può inserirsi in una trattativa privata, - ha puntualizzato il sindaco, - nonostante questo i cittadini devono sapere che la destinazione d’uso prevista dal piano regolatore del 2000 prevede che la zona Poggio 70 possa ospitare solo strutture sportive. Ora, è nostra intenzione prima di tutto procedere al recupero di quell’area dismessa, ingombrante e insicura. Se, col nuovo piano strutturale, si dovesse procedere alla modifica della destinazione d’uso di quell’area, questa diventerebbe residenziale. Pertanto nessun luogo di culto potrà sorgere a Poggio 70 né altrove: né il vecchio piano regolatore né il nuovo piano strutturale lo prevedono". Stop definitivo dunque alla moschea dall’altra parte del Secchia e ora riprenderà la telenovela nel distretto ceramico. - Linda Petracca

giovedì 19 novembre 2009

i lavoratori lar: una crisi annunciata

FORMIGINE. Ieri mattina l’ingresso della Lar era presidiato dai 54 lavoratori in sciopero. Dopo 39 mesi di cassa integrazione ora i dipendenti si trovano faccia a faccia con il licenziamento. L’angoscia è palpabile ma la situazione è in costante evoluzione. I sindacati attendono che il proprietario dia garanzia di non procedere unilateralmente con l’avvio della procedura di mobilità, in questo caso gli operai sospenderanno lo sciopero fino al prossimo tavolo di trattativa che si terrà la prossima settimana. I lavoratori e i sindacati sono da anni consapevoli delle evidenti difficoltà dell’azienda, non competitiva sul mercato e penalizzata dall’arretratezza dei suoi macchinari: “Da quando lavoro qui, 2002, - spiega Renè Gogo, - la Lar ha sempre proceduto al ridimensionamento. Noi abbiamo cominciato a stare male ben prima che cominciasse a sentirsi la crisi economica in tutta Italia. Penso che, se il proprietario avesse mai avuto intenzione di far sopravvivere l’azienda avrebbe messo in campo degli investimenti. Invece, complice l’età avanzata, ha favorito un processo di regressione che ci ha portato a questa situazione”. Anche Dario Finotello, impiegato alla Lar da 15 anni, accusa la proprietà di aver messo in campo strategie sbagliate nel corso degli anni: “Basti pensare che solo nel 2006 eravamo in 170, adesso siamo meno di 60 dipendenti. E non solo: macchinari e metodi di lavorazione non sono al passo con i tempi”. Interviene Emanuela Merli, 35 anni, due figli, separata: “Se perdo il lavoro ho davanti un futuro piuttosto buio. Vorrei che l’azienda cercasse alternative alla chiusura, ma la mia paura è che si intenda chiudere ora per poi riaprire domani, con l’azienda ridimensionata sotto altro nome”. Quasi nessuno fra i dipendenti mobilitati, al freddo, davanti alla Lar, crede nella prospettiva di mantenere il posto di lavoro. L’unica speranza riguarda gli ammortizzatori sociali: “Come gli operai della Sitcar. Loro hanno avuto quello che chiedevano: cassa integrazione straordinaria e incentivo all’esodo di mobilità. Meglio che niente e se serve salire sul tetto per garantirsi quei risultati noi siamo pronti a farlo”, dichiarano. “Quando trovare un altro posto è difficile come in questi tempi gli ammortizzatori sociali diventano una prospettiva più che rosea, - spiega Cristian Cottafava, 40 anni - Ci sono ragazzi molto più giovani di me che continuano a non trovare lavoro. La preoccupazione è tanta”. Adani Mafalda, 57 anni, da 22 lavora in azienda. Ora rischia il licenziamento e deve combattere per gli ammortizzatori sociali che l’accompagnerebbero alla pensione. Manuel Kwame vive a Formigine da 11 anni e da dieci lavora presso la Lar. Ha tre figli di cui due in età scolare ed uno disoccupato. Da mesi Manuel sta facendo domanda di lavoro anche altrove, senza risultati: “Non riesco a pagare l’affitto da quasi un anno, cioè da quando siamo in cassa integrazione”. Luisa Toschi, della Femca Cisl e Antonino Carlo della Filctem Cgil annunciano che un incontro con l’azienda è previsto per la prossima settimana. - Linda Petracca

domenica 15 novembre 2009

la calma

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vivo questo strano senso di calma profonda, irreale. forse sono gravida di nuove energie ed il mio corpo si sta preparando ad una tempesta di dimensioni notevoli.

voglio lasciare questo messaggio a me stessa. una specie di "te l'avevo scritto" che capirò, forse, in futuro.

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sitcar accordo. lar chiusura attività

di Linda Petracca

FORMIGINE . Intesa azienda-sindacati alla Sitcar di Casinalbo: cassa integrazione e niente licenziamenti, e gli operai dopo 3 giorni di proteste sono scesi dal tetto dello stabilimento. ma ora scoppia il caso Lar, sempre a Formigine: l’azienda, che ha 59 dipendenti, ha annunciato la chiusura. Da lunedì verrà attuato uno sciopero di 8 ore. A PAGINA 27

FORMIGINE. Si è conclusa positivamente in Prefettura - alle 20.15 di ieri sera - la trattativa sul caso Sitcar, l’azienda casinalbese che aveva messo in mobilità un intero reparto. Alle 21 i sindacalisti comunicavano ai loro assistiti il raggiungimento degli obiettivi richiesti: due anni di cassa integrazione straordinaria ed un anno di mobilità con incentivi all’esodo. Dalla Prefettura hanno espresso soddisfazione per un accordo con la proprietà e Confindustria che da tre giorni sembrava irraggiungibile e teneva i sei operai “incatenati” all’azienda. Dopo una notte di buio pesto e di gelo penetrante, con la fame che bucava lo stomaco, la mattinata di ieri si era mostrata più benevola per i sei: una calda manifestazione di solidarietà, formata da almeno 200 lavoratori, li incitava a resistere sul tetto dell’azienda. Alle 11.30 circa, il segretario di Fiom-Cgil Giordano Fiorani ha raggiunto i sei, grazie all’autoscala dei Vigili del Fuoco, per cercare un compromesso al vincolo imposto dal Prefetto Giuseppina di Rosa: scendere dal tetto per consentire un tavolo di trattativa risolutivo. Amhed, Ciro, Franco, Josafatte, Luigi e Mino decidevano così di dare un segnale di disponibilità, ma senza retrocedere dalla lotta. Questo l’accordo: per fare sì che l’incontro convocato dal Prefetto per le 15 potesse aver luogo, si sarebbero calati dal tetto. Nel caso in cui il tavolo non avesse determinato una soluzione condivisa, o le forze dell’ordine avessero mosso un passo verso di loro, sarebbero tornati alla casa-base della loro lotta pacifica: il tetto della Sitcar. Si ripartiva dalle richieste dei sindacati: cassa integrazione fino a due anni; messa in campo di percorsi formativi e di ricollocazione professionale; possibilità di scegliere la mobilità volontaria per chi la ritiene utile con incentivo all’esodo. I sei, emotivamente molto scossi, nervosi e provati, alla fine sono scesi, ma sono rimasti seduti ai piedi delle scale che portano al tetto. Non volevano rilassarsi nè toccare cibo, per timore di un’azione di forza della polizia. Intanto, alle 15, i sindacalisti della Fiom-Cgil ed il direttore del personale della Sitcar potevano dare inizio alle trattative in Prefettura. E così, dopo cinque ore di estenuanti discussioni, l’intesa era raggiunta. Intesa vissuta come una conquista per i ragazzi della Sitcar: dopo il resoconto serale dei sindacalisti sono tornati alle proprie famiglie, con qualche prospettiva in più.

sabato 14 novembre 2009

preparativi

mi hanno sempre infastidita un pochino tutte quelle generalizzazioni intorno all'istinto materno. mi sapevano comunque di stereotipi. abbasso gli stereotipi, dicevo, siamo più complesse di così.

poi oggi, dopo un mesetto di ansie immotivate particolarmente insistenti. di "prendere le misure" con le mie prospettive lavorative future. di esami psicologici sottoposti al mio ignaro moroso, senza neanche sapere io cosa cercare in lui. e altre cosucce ansiogene così...

beh, oggi. improvvisamente, mentre bevevo un tea e leggevo clifford geertz, ho capito.

HO CAPITO CHE STO PREPARANDO IL NIDO.

sos lavoro. sciopero della fame

FORMIGINE . E’ ancora alta la tensione alla Sitcar di Casinalbo dove sei operai sono saliti sul tetto e da ormai due giorni restano lì accampati per protesta contro gli annunciati licenziamenti. I sei operai, ieri, hanno anche iniziato lo sciopero della fame mentre il prefetto ribadiva che una trattativa sarebbe stata possibile solo se i sei avessero accettato di scendere a terra. Un segnale positivo è arrivato in serata dalla direzione aziendale che ha aperto su un’ipotesi di cassa integrazione per due anni. (Pag 29)

Un ulteriore tavolo di trattativa tra sindacati e Sitcar è saltato ieri in Prefettura. Questa volta sono stati i sei operai accampati sul tetto a non scendere a patti. E a non scendere neanche dal tetto: l’unica condizione richiesta dalla Prefettura era infatti che desistessero in questa protesta. I sei hanno dichiarato di non fidarsi dell’azienda ed hanno preferito portare avanti la loro protesta secondo i piani: lo sciopero della fame dura già da un giorno. Il sindacalista Antonio Petrillo dichiara: “Mai ho incontrato una situazione simile in tanti anni di lavoro. Speriamo di poter parlare faccia a faccia con i proprietari dell’azienda. Finora il nostro unico riferimento è stato il direttore del personale Ferrari, che è stato convocato a sua volta in Prefettura”.

situazione preoccupante alla sitcar

FORMIGINE. Il sindaco Franco Richeldi (una vita da sindacalista della Cisl) si è recato ieri alle 8 in via Copernico a Casinalbo. Davanti ai cancelli della Sitcar ha incontrato lavoratori e rappresentanze sindacali ed ha cercato di sensibilizzare la direzione per tutelare i lavoratori. “La giunta - ha detto Richeldi - è preoccupata per la situazione dopo la rottura del tavolo delle trattative che ha esasperato gli animi dei lavoratori. Dal momento che c’è la possibilità di risolvere la situazione in termini sindacali è inaccettabile che un’azienda decida di mettere un intero reparto in mobilità”. Con la sua mediazione il sindaco ha favorito la riapertura di un tavolo di discussione tra sindacati e impresa in Confindustria.

la sinistra accusa l'azienda

FORMIGINE. Numerosi partiti e gruppi politici hanno voluto esprimere solidarietà ai sei operai. Rifondazione Comunista parla di “politica degli sciacalli”. “Gli operai - si legge in una nota di Prc - sono consapevoli dello stato di ottima salute dell’azienda e delle logiche che intendono anche ripulirla dalla presenza del sindacato. Si ricorda infatti che tre degli operai che rischiano il licenziamento costituiscono la delegazione sindacale della Rsu al completo”. “La crisi non è un incidente di percorso senza responsabili - dichiarano Sinistra per Modena e Sinistra e Libertà - ed è nell’assenza di una prospettiva di uscita dalla recessione, con misure che non ricreino le condizioni precedenti, che i lavoratori della Sitcar sono costretti a ricorrere a forme di lotta tanto estreme quanto per loro pericolose”. Il presidente della Commissione della Cultura e del Lavoro della Regione Massimo Mezzetti si è recato a fare visita agli operai. “Rete 28 aprile”, aggregazione della sinistra Cgil, ha dichiarato di appoggiare “i 6 della Sitcar”. (l.p)

venerdì 13 novembre 2009

sei operai sul tetto della sitcar

FORMIGINE. Una protesta tanto drammatica quanto spettacolare è stata inscenata da sei operai della Sitcar di Casinalbo: da ieri mattina occupano il tetto con tanto di tende. Contestano il piano aziendale che prevede la mobilità diretta per 10 di loro. Cioè il licenziamento. La Sitcar di Casinalbo nasce negli anni ’70 per costruire carrozzerie di autobus. Oggi sul mercato internazionale fatica ad essere competitivo. Così questa estate i titolari decidono di mettere in cassa integrazione i dipendenti, poi di esternalizzare il comparto montaggio nell’Est, fino a mettere dieci operai in mobilità diretta. Scioperi. La Fiom-Cgil apre una trattativa per garantire ammortizzatori sociali e risparmiare agli altri dipendenti lo stesso destino. Poi, colpo di scena ieri mattina alle 6. Sei operai decidono di salire sul tetto portando con loro le tende. Una forma di protesta estrema, simile a quella dell’Innsi di Milano di questa estate (ricordate gli operai sulla gru?) che attira l’attenzione: in due ore tutti a Formigine ne sono al corrente. Arrivano vigili del fuoco, polizia municipale, carabinieri. “Non ce ne andremo da qua finché non vedremo riconosciuto il nostro diritto ad avere degli ammortizzatori sociali - dice uno dei 6 operai - non chiediamo niente di più e non capiamo questa determinazione a rovinarc”. Sono gli operai della linea montaggio. Protestano contro il piano aziendale presentato nei giorni scorsi che prevede per loro la mobilità diretta, anticamera del licenziamento. Non solo: tre di loro sono sindacalisti della Rsu (rappresentanza sindacale unitaria). Tutti indossano una pettorina che recita: “Fermiamoli, no ai licenziamenti. Fiom-Cgil Modena”. “Questa volta si andrà avanti a scioperare ben oltre le otto ore”, spiega Ciro Quaranta, anche lui dipendente della Sitcar nel reparto verniciatura; anche lui in sciopero, per solidarietà. E aggiunge: "Magari fra qualche mese mi troverò nella stessa situazione”. Franco Rossi, anche lui del reparto verniciatura: “Non hanno scrupoli a licenziare 10 persone, per lo più giovani e con famiglia a carico”. Davanti all’azienda si aspetta un accordo che deve uscire dal tavolo in Confindustria tra Fiom-Cgil Modena e i titolari della Sitcar. L’incontro, verso le 15, si conclude, senza progressi. Un secondo tavolo apre in Provincia. Si va avanti a parlare fino alle 20.30, ma senza successo. E così, gli operai della Sitcar rimangono sul tetto al freddo. - Linda Petracca


giovedì 12 novembre 2009

ma dove facevano la pipì?

da tre giorni scrivo a proposito di una storia di licenziamenti, comignoli e ammortizzatori sociali negati. da tre giorni!! in tutto credo di aver scritto... otto articoli? nove?

in realtà credo che l'intera faccenda possa riassumersi così: dieci operai, che poi erano nove e sono diventati otto, sono saliti sul tetto dell'azienda per manifestare come quelli della innse di milano perchè gli sembrava che potesse funzionare. l'impresa voleva metterli in mobilità senza ammortizzatori e loro invece volevano ammortizzare e così eccoli lassù che guardano in giù verso noi giornalisti. noi, che ogni mattina al risveglio, come prima cosa andiamo a vedere se sono ancora sul tetto e poi cominciamo a intervistare i soliti: sindaco, sindacalisti, proprietari, colleghi, mogli, prefetti, il papa e lo spirito santo. i soliti ci dicono le solite cose: andiamo a trattare in confindustria, niente. andiamo a trattare il provincia, niente alla seconda, andiamo a trattare dal prefetto, riniente. torniamo a trattare dal prefetto: e questa volta ce la fanno. gli operai tornano a casa felici contenti licenziati e anche puzzolenti, credo.

ora.
ho imparato molte cose da questa esperienza:

-- scrivere mi fa venire un gran male ai gomiti. ho proprio la nevralgia che mi sale lungo l'avambraccio fino al collo. ne ho parlato con davide e mi ha detto che lui scrive appollaiato. adesso ci provo anche io... come si fa!?

-- se d'ora in poi tutti salissero sui tetti a protestare... smetterebbe di chiamarsi "lotta estrema". e qualche creativo dovrebbe inventarsi una nuova forma di protesta più spettacolare. sono curiosa di vedere i prossimi effetti speciali...

-- c'era più meridione nei dintorni della Sitcar che nel paese salentino dove trascorro le ferie estive. tra gli operai, i giornalisti e le forze dell'ordine avremmo potuto costituire la lega dei terroni curiosi: tutto il giorno lì a vedere cosa facevano sti operai sul tetto. e sapete cosa facevano? niente. proprio come noi che li guardavamo. insomma. il grande fratello ma un po' più culturale!

-- faccio fatica a centrare la notizia. lo sapevo già ma questa volta mi sentivo una bambina acca. non so fare il riassunto dei miei pensieri.

-- se un signore che puzza di sudore ed ha un herpes sul labbro comincia a gridare "venduti" ai sindacalisti, ma nessun giornalista si interessa a lui, non è il caso di avvicinarlo. attaccherà a gridarti in faccia la storia degli operai buoni e dei sindacati cattivi senza lasciarti andare via e un carabiniere dovrà salvarti dalle sue grinfie con una scusa banale... (e sarà imbarazzante!).

-- impari a odiare i giornalisti avversari dalla firma ma impari ad apprezzarli dal loro profilo facebook.

-- impari ad avere timore dei giornalisti bravi che, dalla redazione, ti commissionano i pezzi, e poi ti addormenti serena alla sera mentre loro ti leggono la favola del tuo articolo corretto..

-- se accetti di andare a verificare che ci siano davvero sei operai su un tetto devi accettare che questa diventi la tua principale mansione per il resto della settimana, almeno.

-- il mio cognome sembra una poesia al confronto con certi altri: josafatte palermo (non ho ancora capito qual'è il nome e quale il cognome) , frattoluso, carlo (sì, carlo è il cognome. di nome si chiama antonino!).

domenica 8 novembre 2009

pane e latte

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beh, ne parlavamo ieri sera al ristorante giapponese, dopo tanto tempo che non ci vedevamo. cioè, ne parlavo io, perchè Erre non ha di questi problemi. non che sia un vero problema però... sì, però questa relazione mi ammolla. mi sento diventare proprio come la mollica del pane inzuppata nel latte. non metto in discussione che la mollica possa sentirsi a suo agio nel latte. solo che dopo l'ammollo non tornerà più solida come prima, a meno che non si separi da quel liquido morbido per seccarsi un po'. e questo, si sa, è un procedimento lento e un po' innaturale.

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