giovedì 10 novembre 2011

un giorno alla volta

oggi mi sono svegliata.

ho aperto gli occhi e mi sembrava che ci fossero altre palpebre da aprire, che non riuscivo a comandare.
ho chiamato aria nei polmoni, per capire se almeno sapevo ancora respirare.
attaccato alla mia pelle c'era il mio uomo. l'unico mondo per cui valga la pena vivere in questo periodo.
ho indossato il reggiseno e una maglia, per i pataloni ci voleva troppa forza.
ho tirato le coperte fino al naso.


ho infilato anche pantaloni e pantofole.
ho fatto colazione, ascoltato il radiogiornale. non sapevo più respirare.
sono uscita in giardino.
l'autunno è bellissimo e mi commuove. le foglie piovono rumorosamente e mi viene paura di bestie o ladri acquattati, ma sono solo bellissime foglie in fin di vita.

stavo per salire in macchina e affrettarmi a raggiungere altre persone parlanti, vedendi, respiranti che mi contaminassero con il loro bisogno di fare le cose, preoccuparsi, divertirsi.
poi una voglia piccola di vivere si è aggrappata alla corteccia di un albero nudo e mi sono seduta lì. ho dipinto con chicchi di caffè e, un po' più coraggiosamente, ho lasciato casa per andare in mezzo agli altri.

nel pomeriggio sono stata sgridata dalla dentista perchè ho due nuove carie. lo scorso autunno è stato lo stesso. mi arrampicavo fino al suo studio e mi addormentavo mentre faceva il suo lavoro nella mia bocca. non avevo voglia di esserci. ora non so come fanno queste letterine a prendere posto una vicina all'altra, perchè mi pare che le dita si sciolgano sulla tastiera.