giovedì 10 novembre 2011

un giorno alla volta

oggi mi sono svegliata.

ho aperto gli occhi e mi sembrava che ci fossero altre palpebre da aprire, che non riuscivo a comandare.
ho chiamato aria nei polmoni, per capire se almeno sapevo ancora respirare.
attaccato alla mia pelle c'era il mio uomo. l'unico mondo per cui valga la pena vivere in questo periodo.
ho indossato il reggiseno e una maglia, per i pataloni ci voleva troppa forza.
ho tirato le coperte fino al naso.


ho infilato anche pantaloni e pantofole.
ho fatto colazione, ascoltato il radiogiornale. non sapevo più respirare.
sono uscita in giardino.
l'autunno è bellissimo e mi commuove. le foglie piovono rumorosamente e mi viene paura di bestie o ladri acquattati, ma sono solo bellissime foglie in fin di vita.

stavo per salire in macchina e affrettarmi a raggiungere altre persone parlanti, vedendi, respiranti che mi contaminassero con il loro bisogno di fare le cose, preoccuparsi, divertirsi.
poi una voglia piccola di vivere si è aggrappata alla corteccia di un albero nudo e mi sono seduta lì. ho dipinto con chicchi di caffè e, un po' più coraggiosamente, ho lasciato casa per andare in mezzo agli altri.

nel pomeriggio sono stata sgridata dalla dentista perchè ho due nuove carie. lo scorso autunno è stato lo stesso. mi arrampicavo fino al suo studio e mi addormentavo mentre faceva il suo lavoro nella mia bocca. non avevo voglia di esserci. ora non so come fanno queste letterine a prendere posto una vicina all'altra, perchè mi pare che le dita si sciolgano sulla tastiera.

giovedì 27 ottobre 2011

finalmente l'infanzia

sto decrescendo, ed è dolce dolcissimo darsi il tempo per osservare come è fatta una mosca.

di notte sogno di essere un gatto e i miei disegni spuntano dalla noia come succedeva secoli fa.

non ho paura di essere piccola per la prima volta.

se non per chi vorrebbe essere al sicuro vicino a me.

mercoledì 21 settembre 2011

se mi piace sbattere la testa? dipende dalla superficie

l'oroscopo di rob brezsny:

TORO

Nel 2009 il raccoglitore di meloni australiano John All­wood ha spaccato 47 angurie con la testa in 60 secondi, battendo il record mondiale – che lui stesso aveva stabilito un paio d’anni prima – di 40 in un minuto. Ho scelto lui come tuo modello di ruolo per la prossima settimana per due ragioni, Toro. In primo luogo perché sei pronto a battere un record personale che hai stabilito qualche tempo fa. In secondo luogo, perché è il momento ideale per usare la tua testa in modo divertente e creativo.

niente di creativo.
rompo cocomeri da una vita.
tzè

martedì 9 agosto 2011

oasi di vacanza

ho imparato che il corpo non può sopravvivere in una eterna bolla di stanchezza e che non si può essere nervosi per attimi troppo lunghi...

dopo ore di tensione o giorni di stanchezza il fisico può perire o, per sopravvivere, fare ciò che gli viene meglio: adattarsi alla situazione.

ad esempio il mio corpo ha imparato a riposarsi mentre si stanca così come la mia mente ha imparato ad andare in vacanza mentre elabora una nevrosi.

è così. mentre aspetto il  turno per un esame universitario, il  cervello si rilassa.
qualche secondo prima di andare in onda durante il primo giorno di lavoro in una tivvù locale, sono calma e rilassata, e senza scelta...

ho esaurito lo stress. e non mi definirei esaurita per questo. o mi esaurivo io o si esauriva lui.

direi che è andata bene così.

venerdì 1 luglio 2011

lettera d'amore

convivenza di idee prima del resto

"è facile, una volta mandi giù te e una volta manda giù lui"

vaglielo a spiegare alla nonna che tu preferisci un rigurgito in pieno volto, acido o dolciastro non te ne importa.

io non l'ho mai capita la grandezza della tragedia, quando andavo a scuola. ho poi in seguito alla fine dapprincipio capito che vivo la tragedia tutti i giorni, con inestimabile commozione

dall'inizio alla fine, quando muoio

perchè nella tragedia bisogna morire, per forza. tutti i giorni, dopo passioni scatenate.

trovo la mia coerenza nella serenità di un'azione irrazionale, nella calma stoica di una provocazione dannosa

soffro e mi lacero

mi viene sù il sushi

ma sono così felice e così innamorata che se fossi mia amica vorrei cullarmi in un abbraccio

invidiarmi con un pizzico di odio

venerdì 24 giugno 2011

asini in città

da pochi giorni ho cominciato a lavorare come giornalista per un format estivo che va in onda sulla tivvù locale.

ieri ho registrato 4 puntate ambientate a reggio, fra città e campagna... e un po' di bosco anche.

a lavorare eravamo in 6: io, il cameramen, massimo, giada, gisella e ginevra. gli ultimi tre nomi, quelli che iniziano per Gi, appartengono a tre placide asine, che hanno camminato con noi per tutto il giorno, attraversando le vie grandi e piccole, il mercato e il sagrato della chiesa.

camminare in città con questi grandi animali mi ha fatto, più di ogni altro momento, sentire accolta dal genere umano.

le persone sembravano tutte più amichevoli e ben disposte. gentili e protettive, anche! affettuose. ci lanciavano sorrisi benevoli e si avvicinavano a noi per sapere da dove venivamo.

perchè non è così sempre?

per conoscere giada gisella e ginevra sintonizzati su trc, mercoledì 29 giugno o vai su: www.appenninonews.it

martedì 3 maggio 2011

maternità

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DAI, VEDIAMOCI SUL SITO

di Carlo Gregori


Pensare a internet come allo strumento globale per eccellenza – da un posto dimenticato spingi un tasto e lanci i tuoi messaggi all’umanità – è solo un’abitudine mentale. L’ho capito da un sito nato a Formigine che fa proprio l’opposto. E sulle tracce di questa esperienza riuscita, a Modena sta per nascere un magazine on-line.


“Formìzine Tv” (http://www.formizine.it ) si rivolge a gruppi di persone dello stesso paese senza scadere nel sito condominiale o in effetti paesani. Come mi spiega uno dei sei creatori, Linda Petracca (giornalista non più in erba, laureanda in antropologia, ballerina, ginnasta e tanto altro a soli 23 anni), “è un video blog che serve a chi vuole conoscere persone vicine. Perché, se da un lato trascuriamo chi ci sta vicino, dall’altro, che ci piaccia o no, la mente umana non è abbastanza capiente per abbracciare il mondo”.
In un’epoca in cui comunichiamo con Facebook e i cellulari ma evitiamo accuratamente di suonare un campanello di casa nella scala accanto, capita di trovarsi ogni volta a passeggiare in centro e considerare malinconicamente quanto poco ci si frequenta”. Racconta Linda: “Io e Laura Spaggiari eravamo stanche di sentirci chiedere: Cosa fai questa sera?; e di rispondere: Boh, tanto non c’è niente. Abitiamo a Formigine; ci sono tanti gruppi di giovani che vivono isolati e che hanno in realtà interessi e attività che magari non conosciamo. Insomma, io e Laura abbiamo capito che viviamo in una comunità senza una rete”.
Vivere in una comunità senza rete… Sapere che ci sei e sei anche vicino a me, siamo simili ma non ci parliamo…

afform


Succede a Formigine, una cittadina di 33mila abitanti piena di associazioni giovanili e sportive, circoli, club. Possibile? Laura e Linda trovano la spinta verso una soluzione da Mario Agati, loro insegnante di multimedia al liceo Sigonio, poi amico e infine assessore alle politiche giovanili a Formigine. Agati aveva introdotto le ragazze al mondo dei giornali on-line e ai primi blog: “Al Sigonio facevamo un giornalino internet che ci ha insegnato i primi passi”, ricorda divertita.

Nel settembre 2009, il salto. Le due ragazze con Agati iniziano a girare i primi video. Creano una pagina su Facebook. Linkano, taggano e postano i loro video. Riprendono racconti e storie di giovani del paese, occupazioni scolastiche, vicende di lavoro e disoccupazione.
In poche settimane raggiungono qualche centinaio di amici. Lo staff si allarga: ora li aiutano il videomaker Riccardo Cavani; il montaggista Francesco Boni e la fotografa Alessia Pedroni. Si aggiunge a pieno titolo Emilio Corradini, 26anni, neolaureato in scienze della comunicazione. E’ l’ora del salto.
“A quel punto – racconta Linda – il sito era diventato un esigenza. Ci serviva innanzitutto per creare un database, un archivio storico di quello che pubblicavamo su Facebook e che rischiava di andare perso. Così abbiamo creato un sito per la comunità intera partendo da Formigine”.
Il sito debutta con le prime pubblicazioni nell’autunno 2010. Ha un’unica spesa: 25 euro per la registrazione del dominio. “Non abbiamo dovuto investire altri soldi e questo è fantastico”, dice Linda, che è pur sempre un’appartenente (suo malgrado) alla sfortunata generazione dei giovani di oggi stritolati tra crisi, precariato e sfruttamento. Eppure (e loro trovo sorprendente) vedono le cose all’opposto rovesciando la più brutale realtà di sopraffazione in una base per partire: “Se noi e le attrezzature non costiamo niente per un datore di lavoro, allora per noi stessi tutto ciò diventa una risorsa. Senza un soldo in tasca, possiamo partire da zero, senza capitali e pubblicità, e fare tutto e al meglio”. Addio autocommiserazione: questi sì che sono ragionamenti elettrizzanti.
“Formìzine” inizia così a nutrirsi di video, servizi scritti e fotografici creati da questa redazione a sei ma anche inviati da tanti amici e formiginesi. Il sito video blog riscuote successo e molti vorrebbero copiarlo. L’espansione procede verso Modena e arriva a toccare l’estero. “E’ successo col concorso fotografico ‘Mostra dal basso’. Ha avuto un tale successo che ci mandavano foto dall’Irlanda e dalla Gran Bretagna”. Lo scopo primo resta però creare una rete formiginese. Il Comune ha intravvisto il potenziale e con lo staff di “Formìzine” si è impegnato a cercare fondi della Ue.


Ciò che colpisce nel racconto di Linda è la versatilità nel far leva sul “costo zero”. Questa capacità di padroneggiare attrezzature e mezzi digitali difficili da utilizzare senza spesa. “Non vogliamo metterci soldi. Abbiamo già strumenti e conoscenze per fare informazione in modo diverso”.
E poi colpisce questa comunità che si lega al sito per avere notizie, parlarsi, incontrarsi. “Non siamo chiusi nel sito. ‘Fomìzine’ usa Facebook, Twitter, Youtube, Videome: tutti i mezzi del web possibili per espandersi oltre alla cerchia ristretta della comunità e arrivare ad altri”, spiega Linda convinta.


“Tanti si stanno interessando a questo nostro sito – spiega – e ci chiedono come si fa”.
Non solo: traendo spunto da questa esperienza nuova, a Modena sta per venire alla luce un magazine on-line molto simile. Sarà fatto da una redazione fluida di giornalisti di buon livello ventenni e trentenni, tutti precari. E’ la nuova leva modenese bloccata dalla mancanza di contratti e assunzioni ma che pratica il mestiere da anni (Linda compresa). Sono fuori anche dall’orbita dell’idea editoriale della free press americana: prevedono poca narrazione, poche foto, tanti video.

Siamo a un punto di svolta per il giornalismo, non solo locale. Sta nascendo qualcosa di nuovo a Modena. Vedremo i risultati. Ciò che mi colpisce, dopo 22 anni di professione, è vedere quanta strada è stata bruciata ad alta velocità dai siti locali. Penso alle prime esperienze di “Stradanove” con Stefano Aurighi più di 12 anni fa o il “Nuovo Giornale” che Gianni Galeotti manda avanti da più di dieci anni con la tenacia di un antico cronista che fa tutto da solo (o quasi). Ricordo “Il Sassolino”, un’esperienza notevole condotta da una fucina di creativi, scrittori e giornalisti rimasti bloccati dalla mancanza di finanziamenti. Bisogna prendere atto che sta avanzando una nuova generazione di professionisti multimediali intesa in senso totale: per loro, ogni mezzo comporta una tecnica diversa anche se il linguaggio (e, per i migliori di loro, lo stile) resta uguale. In questi anni cupi è sicuramente un fenomeno entusiasmante. Eppure – solo per una mia congenita propensione alla diffidenza – mi resta qualche dubbio di fondo a favore della carta stampata. Ne riparleremo più avanti.

mercoledì 27 aprile 2011

toccata

però cè stato un momento ke il mio corpo mi è sembrato di essere sacro.

toccata.

e fuga.

banana

.

un brusco calo di adrenalina e mi trovo così
buttata nel mondo come una buccia di banana

senza utilità
senza missione

chi mi tocca scivola
e si ritrova a terra incredulo

senza amore

.

lunedì 18 aprile 2011

CACCIA AL TESORO 3

Se il tesoro è la cultura, solo i cittadini possono sapere dov’è nascosto!

di Linda Petracca

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(Sono le 24.00. Forse in futuro parlerò anche con Alessandro, ma prima voglio visitare la gioielleria segnalata da Manuela.)

Ore 11.00 del giorno dopo: ritorno al centro storico. La gioielleria ha un grande portone blindato. Suono. Mi apre Roberta Magnani. Lavora col marito, sono molto inseriti nell’ambiente artistico modenese, e non solo. Organizzano mostre di scultura, fotografia e gioiello d’autore. Visionano gli artisti emergenti e cercano collaborazioni sempre nuove.

La cultura è un lavoro collettivo?

“Credo sia prima di tutto una questione di progettualità, che nasce dal confronto fra giovani e adulti, artigiani e artisti. A Modena c’è bisogno di luoghi di incontro per giungere a un progetto di cultura condiviso. È importante che l’offerta non sia frammentata e frutto della casualità. Sono a Modena da 6 anni e vedo che non c’è molta collaborazione fra gallerie d’arte e realtà affini. Ognuno si rivolge al suo bacino d’utenza e ha paura di aprirsi agli altri".

Potrebbe indicarmi un luogo per continuare la mia caccia al tesoro?

“Vai a teatro. Io amo il Teatro delle Passioni”.

Per ora interrompo il mio viaggio. Devo riflettere sui tesori che ho trovato finora e decidere da dove ripartire: un musicista che canta l’anarchia o un luogo “istituzionale” di cultura come il teatro? Chissà quali sarebbero le due tappe successive, divergerebbero ancora o s’incontrerebbero? Considererei il mio viaggio concluso se uno dei miei intervistati mi mandasse da una persona o in un luogo in cui sono già stata. Quel momento sarebbe emozionante, magico. Sarebbe la conferma che la cultura è fatta di connessioni. Che i luoghi di cultura non esistono senza le persone che danno a essi un senso, riempiendoli con i propri significati, aspettative, curiosità e relazioni.