venerdì 10 dicembre 2010

LA SPERANZA PAGA

Benedetta ha 28 anni, laureata in ingegneria edile e architettura a Bologna, ha approfondito, con stage e seminari, i temi della bioarchitettura e della sostenibilità energetica. Dal 2009 è assessore a Castelnuovo Rangone, con deleghe alle Opere Pubbliche, alle Politiche ambientali e del Territorio, al Patrimonio e alla Protezione Civile.


Era una tua ambizione professionale fare l’assessore?

"Non avrei mai immaginato di ricoprire un ruolo simile, per almeno due motivi: prima di tutto non pensavo di averne le capacità e in secondo luogo sentivo quanto il sistema politico fosse distante dai cittadini e quindi anche da me e dalla mia sensibilità. Quando la Sindaco, Maria Laura Reggiani, me lo chiese la prima volta rifiutai! Ma continuai a pensare a ciò che avrebbe potuto fare una persona lontana dalle dinamiche politiche e motivata esclusivamente dalla voglia di fare qualcosa per il suo paese, soprattutto in ambito energetico e ambientale. Mi convinsi che potevo fare la differenza. Ecco perché, infine, ho accettato l’incarico: la speranza che qualcosa possa cambiare in meglio è ciò che mi motiva ancora adesso, nonostante le numerose difficoltà e i sacrifici continui. Tra le mie deleghe, quella cui sono più affezionata, è “Ambiente e Territorio”, cioè quella che prevede il lavoro più silenzioso e, in apparenza, più marginale, ma che può davvero cambiare la vita delle persone.


Tra i tuoi coetanei c’è lo stesso interesse a impegnarsi per il bene pubblico e assumersi responsabilità che ricadono su un intero paese?
Il confronto è stato molto difficile: per la maggior parte delle persone, e in particolar modo per i ragazzi della mia età, è complesso concepire un impegno pubblico di questo tipo; senza tralasciare che alcune parole come “amministratore”, “giunta”, “assessorato” hanno acquisito una connotazione negativa ed evocano una sensazione di conflitto nei cittadini. In realtà credo che chiunque si ritrovasse, come me, immerso in questo lavoro per la propria città e i propri cittadini, troverebbe l’amore e la passione per portarlo avanti e smentirebbe qualsiasi suo preconcetto. Io ci metto tutta me stessa per comunicare alle persone il mio atteggiamento di amore e di speranza nel futuro. Ma non è facile, perché questa drammatica incomunicabilità che allontana la politica dal mondo reale è comunque il sintomo di un sistema incancrenito e di un modo di amministrare il territorio basato soprattutto su questioni di calcolo.

Qual è l’aspetto più appagante del tuo lavoro, quello che ti fa sperare meglio per il futuro?
La cosa più bella che può succedere in questo mio lavoro è che a fronte di approcci spigolosi, quando il mio interlocutore percepisce l’animo con cui affronto le cose, perde ogni rigidità e la sua comprensione diventa la mia energia per andare avanti. Ho fiducia, nel mio piccolo, che la mia speranza accenda speranza anche negli altri, che contribuisca all’istaurarsi di un movimento virtuoso.

Per il tuo futuro personale, che speranze nutri?
È una domanda complessa cui rispondere, perché portare avanti questo lavoro, con questo tipo di profondità, che contraddistingue tutti noi assessori e la nostra sindaco, lascia poco tempo per valorizzare il mio titolo di studi. Nonostante ciò, da un po’ di tempo ho ripreso a lavorare come ingegnere e vedo che anche in queste vesti mantengo l’approccio che ho acquisito occupandomi della cosa pubblica. Ho capito che questa esperienza mi ha cambiato la vita e mi accompagnerà sempre nel mio percorso, che esso mi veda come amministratore pubblico o come tecnico. Posso dire che questo atteggiamento farà sicuramente parte del mio futuro personale, perché sto dimostrando a me stessa che la speranza paga… solo così si possono cambiare le cose!