martedì 1 settembre 2009

influenza suina

non mi sono incolonnata e non mi sono persa.
io non mi sono neanche ammalata.

il giorno otto agosto (bollato come "il giorno più trafficato del 2009 in italia") ho raggiunto l'areoporto di bologna, da modena, in mezz'ora. con un anticipo imbarazzante ho fatto il check-in e tutto il resto.
ho bevuto un ultimo espresso vero. amaro e corposo. e basso fin troppo.

sull'areo c'erano italiani e inglesi. andavamo a londra. aereo piccolo. paranoie da bar sull'influenza suina. ma nessuna crisi di stupidità.
ma due italiani avevano le mascherine. e pure i guanti di plastica.
che vergogna che imbarazzo, che imbarazzo che vergogna. le hostess affrante cercavano di spiegare, nell'unica lingua a loro disposizione (inglese) che non c'era di che preoccuparsi. ma glitagliani testoni stavano zitti e aggrottati e ansimavano sotto le loro mascherine bianchissime.

arrivata in inghilterra non ne ho più viste.

a londra, caldo misto freddo e sole misto pioggia. cibo carente di vitamine e giornate intere fuori casa, sui mezzi pubblici, nei parchi pubblici, in locali pubblici...
tutti gli ingredienti per farsi prede della grande pandemia globale.

io non mi sono ammalata. e neanche il mio ragazzo e neanche gli amici che viaggiavano con noi e neanche i teachers del corso di inglese e i barboni per strada. non si sono mai ammalati neanche tutti i grafici conosciuti là. neanche richi, che ha un appartamento davvero fichissimo, te lo giuro!

ma secondo me devono essersi ammalate, ne sono certa, quelle ragazze inglesi che di notte camminavano a piedi scalzi sul vomito di altre ragazze inglesi scalze, dentro i clubs (che sono le nostre discoteche). fuori dai clubs se ne andavano in giro ubriache e scalze, con scarpe dai tacchi altissimi appese al collo oppure strette fra le mani artigliate.

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