lunedì 23 marzo 2009

la fine del mondo

tlin tlinnn n n n n

la porta, spinta dall'esterno, batte contro un campanello dalla voce bianca e annuncia il nostro ingresso in una ferita tra i negozi.
una ferita piccola e calda e intima, che è un'erboristeria.

un'occhiata all'interno, e penso che alla minima scossa di terremoto bottigliette e vasi, vasetti e bottiglie, scatoline e candele e quadri di santi non ufficiali, sbatacchierebbero dapprima fra loro, in un applauso fremente, per lasciarsi andare ad un concerto di rumori strillanti, cadendo a terra.
immagino la musica.
la tendina scura di fronte a noi si sposta.
appare un ometto pallido e bruttino. non ci osserva neanche, ha già inquadrato il nostro copricapo e allunga la mano grigia per far cenno che... "no! io non vi do niente. non voglio niente e non ho tempo da perdere in chiacchiere".
fa per sparire da dove è venuto, piccolo e con pochi capelli afflosciati.

il mio compagno ricorda, ad alta voce, di quali storie affascinanti si narrava, in quell'erboristeria...

l'ometto ricompare. è più alto. ha gli occhi stretti di uno che sa tante cose e che conosce la verità.
porta gesti ampi e scocca qualche domanda per verificare la sincerità del mio amico. si convince. sembra quasi che stia per sorridere... no, no... lui non sorride.

non adesso che sta per iniziare il lungo racconto della fine del mondo.
tra sacro e profano, magia e religione, spiriti, citazioni di chissachieraquellolàchelodisse. e fra corpi santi e malati e marciti quasi, e foglie che non si posano. l'erborista grigio e molle che viveva in una ferita tra i muri bolognesi, si rivela l'alchimista-re di una verità nata dall'incrocio di tutte le altre verità, di tutti gli uomini, di tutti i mondi. "il mondo finirà il 21 dicembre 2012, lo sapeva gesù, lo sapevano svariati popoli del sud america, lo sapeva nostradamus. i sintomi ci sono già. l'acqua sarà imbevibile. l'apocalisse. l'onestà sarà l'unico contrappasso. la bontà di cuore l'unica salvezza. la morte l'unico risveglio nella vita".
mentre parla ad occhi stretti, con atteggiamento da profeta...le bottigliette e i vasetti che lo circondano sono eterni e potenti e i quadri di santi non ufficiali sono vivi. parlano. a volte mi sorridono impietositi dalla prigione in cui credo di vivere.

sorrido a quel re.
mi sento piccola.
poi grande.
poi piccola.
e adesso stanca e accaldata.
il re narra le sue verità da troppo tempo. non ha più le forze sufficienti a mantenere stabile ed eterno il suo intreccio di racconti. e così l'ambiente rischia di tornare lentamente a rivelarsi ferita umida.
se ne accorge in tempo e salva il suo regno dalla distruzione del suo disvelamento in erboristeria periferica.
come un vecchio re-che-fu, assume un sorriso benevolo.
è grato a noi perchè siamo grati a lui delle sue storie diverse e "vere".
prima che la magia finisca per sempre ci porge dieci euro.

proviamo a spiegargli che serviranno per sostenere le spese di una festa che organizziamo per lui e la città.
finge di capire mentre torna l'ometto bianchiccio di prima.

secondo me ha capito.
che anche noi abbiamo fatto una magia.

scompare dietro la tendina scura. ha ancora la corona sul capo.

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