lunedì 11 aprile 2011

CACCIA AL TESORO

Se il tesoro è la cultura, solo i cittadini possono sapere dov’è nascosto!

di Linda Petracca

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Cronaca del mio primo vero viaggio da inviata. A caccia di cultura, a Modena. Inviata dai miei intervistati. Ho iniziato il viaggio con una conoscente, Manuela Cuoghi, studentessa di medicina, che mi ha dato appuntamento alle 11.30 in un caffè in largo Sant’Eufemia. Abbiamo ordinato un caffè macchiato.

Manuela, cosa ti viene in mente se ti dico "cultura"?

“Penso al teatro. Grazie al mio fidanzato ho scoperto un mondo sorprendente, che prima consideravo elitario. La settimana scorsa sono addirittura andata a vedere l’Opera e mi sono emozionata tantissimo! Credo che molti modenesi abbiano una percezione distorta del teatro. È uno spazio accessibile a tutti, di attualità, sentimenti, risate, riflessioni. Altri luoghi di cultura sono le mostre d’arte, che ho sempre amato visitare. Sono un po’ delusa dall’offerta del Foro Boario degli ultimi anni, si vede che mancano fondi. Ma le occasioni per vedere, imparare e crescere culturalmente a Modena non mancano. Però esistono due realtà che si contendono le attenzioni dei giovani – i locali pubblici e l’offerta culturale – e che non comunicano tra loro, anzi si escludono a v
icenda. Spesso quindi le persone che partecipano a una delle due realtà non conoscono l’altra”. Ore 12.30: Manuela deve congedarsi in fretta per delle commissioni.

Dove posso andare per continuare questo discorso, secondo te?

“C’è una gioielleria in via Canalchiaro che ha organizzato un’esposizione per il Festival della Filosofia, ti accompagno”. Purtroppo è già chiusa, tornerò. Lungo la via fermo un ragazzo. Mi consiglia di cercare la cultura dove le persone si incontrano per caso: “In piazza XX Settembre c’è una caffetteria che vuole creare occasioni di book-crossing”. Perfetto, ho anche fame!

Lì conosco la titolare, Cecilia Verganti. Le spiego perché sono lì. Esclama: “Stai facendo una caccia al tesoro! Lieta di partecipare. Ti presento Antonio, canadese, ci sta aiutando a registrare i nostri libri per il book-crossing. In primavera creeremo una postazione esterna in modo che gli studenti possano scambiarsi i libri.

Un locale che incentiva la cultura. Ce n’è bisogno a Modena?

“Non so. Non ho fatto un’analisi di mercato. Questo posto riassume la mia cultura e le mie passioni. Sono partita con un’amica, con un finanziamento di Banca Etica. Il pavimento è offerto da una ditta che produce superfici sperimentali. L’arredamento è costituito da vecchi mobili ristrutturati da me. Ho fatto anche il soffitto, ti piace? Vedi dove sono appoggiate le riviste? Era un appendiabiti della stazione delle corriere. Somministriamo quasi solo prodotti biologici, rifornendoci dal circuito equo solidale e manteniamo i prezzi bassi perché non facciamo pagare il coperto. Offriamo alcuni servizi: wi-fi, consultazione riviste, giochi di società. Organizziamo concorsi e collaboriamo con associazioni. Ogni lunedì trasmettiamo in diretta il consiglio comunale”.

Per un attimo temo di essere andata fuori tema. Decido di pranzare lì per riflettere. Ordino una zuppa di cereali con crostini e acqua naturale (alla spina!). Poi i dubbi svaniscono. Sono contenta di essermi fidata di chi mi ha inviata qui. Anche questo è un luogo della cultura. Cultura del riuso. Del biologico. Dell’accoglienza. Della cittadinanza consapevole”. Un micro mondo coerente, che coinvolge il cliente suggerendogli una mentalità diversa.

Chiedo a Cecilia di consigliarmi un’altra persona con cui continuare a parlare di cultura. “Colby, di Libera. Lui ha la mia cultura!”. Non si indugia davanti a parole così nette!

Prossima tappa: via del Tirassegno, Modena, dove troverò Colby...

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