domenica 30 maggio 2010

che nessuno mai più mi impedisca di disegnare

è tempo di nostalgie e birre fredde.
oggi pomeriggio, dopo aver sudato tutto l'inverno che m'era rimasto addosso, ho aperto questa birra fredda (perchè non c'era altra bibita in frigo) e ho disegnato come facevo un tempo: donnine magre e muscolose, colorate e paralizzate in movimenti che la mia matita ancora non sa rendere dinamici sul foglio. sembra deciso che io non possa imparare a disegnare la vita viva, ma solo sue evocazioni che finiscono per somigliarsi tutte.
all'alba dei ventitre anni mi sembra di essere pronta ad accettare questa sconfitta. c'è chi non sa disegnare le mani o gli alberi. invece io con mani e alberi vado forte. non so disegnare la vita.

sono giorni di continui dietrofront umorali.
trascorro lunghi momenti di eccessiva felicità.
eccessiva? che dico... si può essere eccessivamente felici? bah... però a volte rido in modo imbarazzante, dovresti vedermi, per capire! proprio non so frenarmi... amo tutte le persone coinvolte nella mia vita. amo di un amore vasto e profondo. la felicità mi dota di una vista a lungo raggio sul futuro. ah, sono momenti strepitosi, credimi! posso dipingere una grande opera d'arte o scrivere un'intensa canzone, così come posso perdermi a guardare un filo d'erba commuovendomi per la sua bellezza e freschezza e umiltà.
comunque tutto finisce di botto: BOTT!

comincia il tempo della nostalgia. mi manca l'odore della mia casa vecchia, del mio cane da cucciolo, dell'albero di fichi a cui era appesa l'altalena, nel giardino della casa al mare. annuso l'aria. cerco i pastelli, un foglio, una gomma. eccomi questa sono io: una bambina depressa che disegna. i miei genitori mi vedono diversa da loro, i nonni mi considerano un po' matta. troppo orgogliosa, severa, fastidiosa. ma a tutti piacciono i miei disegni. e così sia.

oggi ho voluto essere sincera con questa bambina. stasera:
trascinata contro voglia a una cena soporifera con parenti.
rinunciato dolorosissimamente a serata di poesia.
ma... indossato un abitino bianco con un centrino a fargli da contorno: una robina dismessa da mia zia e che la mia famiglia trova orrenda (la robina, non la zia).
mia madre si è lamentata tutto il tempo.
mio padre, non accontentandosi, ha affondato: la linda è una di quelle persone, che dovesse fare successo nella vita, se ne fregherebbe e dimenticherebbe tutti.
mia sorella mi ha ripetuto sembriunasuora.
la rivoluzione si può fare con poco... quindi facciola.

sto camminando.
e per una volta vedo i miei passi.
lascio impronte lunghe e magre, che mi disorientano.
tengo sotto braccio una scatola piena di paure, e le ho anche procurato qualche foro perchè le creature possano respirare.
sembra che io non sia ancora pronta per abbandonarle. ma ci sto lavorando.
.........che una buona dose di menefreghismo sia alla base della mia riconquista.
che nessuno, mai più, mi impedisca di disegnare, neanche tu, otto.

zitto, zitto otto!

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