mercoledì 5 gennaio 2011

zoven zoven zoven

E’ tutto dedicato ai giovani, alle loro problematiche, alle loro difficoltà e alle loro speranze l’ultimo numero di “Note Modenesi” il periodico del centro culturale Francesco Luigi Ferrari che è in distribuzione proprio in questi giorni di inizio d’anno. Un tema in sintonia con quello affrontato dal presidente della Repubblica Napolitano nel suo discorso di fine anno centrato, appunto, sulle difficoltà che i giovani di oggi si trovano ad affrontare, secondo modalità nuove rispetto a quanto accaduto a chi li ha preceduti dal dopoguerra ad oggi. Così anche lo studio del Ferrari parla di “condannati a sperare”. “I giovani di oggi - scrivono gli autori dello studio - quelli di Facebook, quelli che fuggono da Modena e dall’Italia in cerca di un’occupazione o di un dottorato all’estero, quelli che vivono da precari in una società precaria, che faticano a trovare maestri a cui ispirarsi per il proprio futuro, sono condannati a sperare. A sperare che si spezzi la catena, quella creata da individui sempre più auto-referenti, poco inclini alla socialità e al bene comune”. Un viaggio dunque tra la sfiducia, le incognite e le paure dei giovani modenesi, che è scaricabile anche si internet, dal sito del centro www.centroferrari.it e che raccoglie diverse testimonianze di studenti e lavoratori; di chi è venuto a Modena dal Camerun per studiare come ingegnere delle telecomunicazioni, di chi sogna di diventare un guidice tra una sfilata di moda e un premio come Miss. Su Note Modenesi si possono anche leggere le opinioni di studiosi come Massimiliano Panarari, docente universitario e autore del volume “L’egemonia sottoculturale”, o Carmen Lecciardi, docente alla facolta di Socilogia dell’Università di Milano-Bicocca, don Gianni Gherardi, parroco di San Biagio a Modena, una vita spesa accanto ai giovani passando dall’Azione Cattolica al collegio San Carlo, dal Centro sportivo all’istituto Fermi. E ancora Andrea Caccia, regista di “Vedozero”, il film documentario realizzato coinvolgendo settanta adolescenti che hanno ripreso per sei mesi la loro vita con altrettanti cellulari.
“Cambiare si può - dice Gianpietro Cavazza, presidente del Centro - per spezzare la catena dell’indifferenza e dell’autoreferenzialità è opportuno puntare alla ricerca del bello, di qualcosa o qualcuno che rimandi a un principio superiore. da qui l’importanza di testimoni e maestri in grado di accompagnare i giovani verso il futuro”.



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